VERONA. Nel nome della verità. Si è tenuto nella mattinata dì venerdì 20 settembre, presso l’aula Zanconati del tribunale di Verona, la terza udienza riguardante la strage del bus ungherese consumatasi sull’autostrada A4 Verona Milano, km 290 + 100 all’altezza del comune di San Martino Buon Albergo, il 20 gennaio del 2017.
Nello scontro del mezzo di trasporto contro un pilone di cemento, morirono 17 cittadini ungheresi di cui ben 11 studenti. Stando alle ricostruzioni, sarebbe stato un colpo di sonno a causare la perdita del controllo del bus da parte di uno dei conducenti. L’incendio, divampato in poco più di 30 secondi, ha colpito nel sonno le vittime. Sembrerebbe che la distanza di soli 58 cm del pilone dal guad rail (nettamente inferiore ai 220 cm previsti dal norma vigente) si sia rivelata concausa determinante.
Un caso seguito da vicino dall’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus, sin dagli attimi direttamente successivi all’accaduto. Durante il sopralluogo effettuato personalmente dal presidente Alberto Pallotti, infatti, furono scattate delle foto, grazie alle quali il perito Alessio Maritati ha potuto effettuare, su commissione associativa, una perizia tecnica. Il documento è agli atti. Si tratta del primo caso in cui un’associazione fornisce dati funzionali alla ricostruzione di un incidente stradale oltre a costituirsi parte civile al fianco di vittime e familiari.
Pallotti ha anche scritto al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, esternando la sua preoccupazione per i probabili tempi processuali. Si è, infatti, ancora fermi alla definizione del rito, nonostante i quasi tre anni dall’incidente. La risposta istituzionale non si è fatta attendere così come la promessa a vigilare sul caso. “Lotteremo a denti stretti per la giustizia – afferma il leader AIFVS Onlus -. In sei avvocati, nella terza udienza, hanno chiesto la nostra esclusione perché ci temono. Abbiamo presentato una perizia, che ci è costata moltissimo, per dimostrare la responsabilità di autostrade e del conducente del mezzo. Per entrare nel processo abbiamo chiesto un milione di euro che, a verdetto emesso, devolveremo alle famiglie poiché, pur avendo subito un danno che deve essere loro risarcito, il nostro intento non è speculativo. Il giudice sta operando bene ed il 24 gennaio, alle ore 10:00, si terrà la prossima udienza”.
“Sono molto contento per le decisioni della magistratura – afferma l’avvocato Davide Tirozzi, legale rappresentante di alcuni familiari e dell’A.I.F.V.S. Onlus -. Sono state rigettate le eccezioni mosse dalla controparte e siamo fiduciosi che riusciremo ad ottenere giustizia sia per le vittime che per i parenti delle stesse”. In relazione alla quantificazione del risarcimento percepito da alcuni familiari, l’avvocato è chiaro: “La cifra ricevuta da Groupama Ungheria, senza, tra l’altro, l’assistenza di un legale di fiducia, è assolutamente irrisoria. Quest’ultima è stata, infatti, applicata a dispetto del dettame normativo e delle convenzioni internazionali in essere. Data la priorità di soggetti italiani coinvolti nel procedimento e rispettando a pieno l’accordo Roma due, dovevano essere applicate le tabelle risarcitorie vigenti in Italia sia per i soggetti aventi diritto al risarcimento, sia per l’ammontare del medesimo”.
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