“Il 25 dicembre, durante la sera di Natale, abbiamo posto davanti alla casa dell’imputato della tragedia del pullman di Verona, 18 croci e 18 lumini, 18 perché la morte recente dell’insegnante Vigh Gyorgy la riteniamo una conseguenza dell’incidente”, questo quanto dichiarato da Endre Szendrei, zio di una vittima coinvolta nella strage del bus ungherese sull’autostrada A4 Verona – Milano.
Szendrei, ha così spiegato il gesto: “Abbiamo portato il ricordo delle 18 vittime sotto l’albero di Natale dell’autista imputato, Varga Janos. Varga Janos – che la Procura accusa della responsabilità dell’incidente – negli ultimi tre anni non ha avuto il coraggio di guardare negli occhi i familiari, non ha osato chiedere scusa perché non era riuscito a salvare la vita dei passeggeri affidatagli, non era riuscito a portarli a casa in sicurezza. Questa nostra pretesa è indipendente dal fatto che l’incidente sia stato causato da lui o meno. Non è riuscito insieme al suo compagno autista a portare a termine il proprio compito. Egli ha scritto una e-mail alla scuola frequentata dagli studenti, chiedendo scusa alla stessa e poi ha aggiunto alla fine della lettera che se la scuola avesse ritenuto opportuno, avrebbe potuto inviarla ai familiari. Questo è un comportamento vergognoso. Negli ultimi mesi sta provando a dimostrare, attraverso una perizia fattagli su richiesta, di non aver guidato il pullman al momento della tragedia, ma che sia stato il suo compagno autista deceduto. Con il suo collega aveva un legame di amicizia decennale, nonostante ciò, non ha mai fatto le condoglianze alla famiglia. Siamo stati là per questo motivo, il giorno di Natale abbiamo voluto oscurare le luci colorate di questa festività con un pezzo del nostro dolore.”
Alberto Pallotti, Presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della strada, che recentemente ha fatto tappa in Ungheria per un gemellaggio, sulla forte e simbolica posizione, ha dichiarato: “Questo gesto eclatante è lo specchio di un sistema che non ci protegge in alcun modo. Una tragedia molto grave che ha scosso tutta l’Ungheria. Uno dei peggiori incidenti della storia recente in Europa. Eppure tanto non basta per evitare che in tribunale accadano i soliti facili rimbalzi di responsabilità. L’autista non ha mai fatto un gesto, chiesto scusa, le famiglie si sentono offese quanto beffate da questo comportamento vile. Per questo, a Natale, hanno ricordato che 18 persone non festeggiano più con i loro familiari apponendo 18 croci fuori dalla casa di chi invece, poteva festeggiare assieme ai propri cari. È una forma di protesta che in realtà lancia un appello dovuto a chi tratta la strage stradale: vogliamo giustizia e protezione dallo Stato, siamo pronti a forme di protesta civili e ferme, come queste. Non ci tireremo indietro.”