ROMA. È ormai ad horas l’ultima delle tre udienze del rito abbreviato che sta affrontando Pietro Genovese, il figlio del noto regista Paolo Genovese che, la notte del 22 dicembre del 2019, investì a 90 km/h Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli. Un incidente in corso Francia a Roma che alle due amiche è costato la vita e ha condannato le famiglie delle vittime ad un dolore inconsolabile.
PER RICOSTRUIRE. L’udienza del 23 ottobre ha visto la relazione del difensore di Genovesi, Avv. Gianluca Tognozzi e una prima parte dell’intervento del secondo difensore, Prof. Avv. Franco Coppi. Domani, dunque, si proseguirà con l’intervento del Coppi e ci sarà spazio per eventuali contro repliche; dopodiché il giudice si ritirerà per decretare la sentenza definitiva a carico dell’imputato. Una giornata che sarà, inevitabilmente, ad alta tensione, poiché dopo solo un anno dal tragico avvenimento si avrà una sentenza di primo grado, ovvero del Gup Gaspare Sturzo, al quale, il 28 settembre, fu chiesto dal Pm Felici la riduzione di un terzo della pena, ovvero di 5 anni, a fronte di quella originaria di 7 anni e sei mesi.
Domani, costituitasi come parte civile del processo, sarà presente anche l’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus (A.I.F.V.S) presieduta da Alberto Pallotti e rappresentata legalmente dall’Avvocato Walter Rapattoni.
“Possiamo ritenerci soddisfatti a fronte dell’ottimo lavoro investigativo svolto sia da parte della Procura sia dello stesso Tribunale, in quanto si arriverà, a meno di un anno dai fatti, ad una sentenza di primo grado – afferma Rapattoni -. Noi dell’A.I.F.V.S. siamo stati presenti anche il 28 settembre, giorno in cui abbiamo depositato le conclusioni scritte e delle memorie ex art. 121. Anche domani lo saremo, poiché, in quanto associazione, vogliamo far sentire la nostra vicinanza alle famiglie e sensibilizzare affinché si tenga alta l’attenzione sulla strada. Vogliamo che si rispetti il codice stradale, che ci sia la sicurezza stradale; e per fare ciò c’è bisogno che si intensifichino i lavori di tutte le forze dell’ordine e delle istituzioni. Anche domani saremo presenti, ma non per chiedere vendetta, ma per chiedere giustizia. Giustizia che meritano tutti i familiari delle vittime stradali. Queste sono famiglie che, a seguito di condotte colpose o dolose, a seguito di assunzione di stupefacenti e alcol da parte del conducente o comunque di una guida irrispettosa delle norme sulla sicurezza stradale, vivono la loro vita a metà. Penso, infatti, che l’unica sentenza per cui non c’è appello è proprio quella delle famiglie delle vittime, perché a nessuno di loro verranno restituiti i loro cari, ma è giusto che si pretendi sicurezza e che si lavori su e per questo”.
Alle parole dell’avvocato si uniscono quelle del Presidente Pallotti: “Ci aspettiamo una pena giusta che restituisca vera giustizia a Gaia e Camilla, alle loro vite spezzate troppo presto. Vogliamo giustizia anche per le loro famiglie, affrante dal dolore. La nostra associazione è e sarà sempre presente a difesa di tutte le vittime della strada”.