Carissimo Umberto, il forum, come tutte le diavolerie della rete, viene frequentato da chi possiede gli strumenti e le conoscenze per accedervi. Tra i forum che l’associazione mette a disposizione dei suoi associati quello di assistenza psicologica è un f

Carissimo Umberto, il forum, come tutte le diavolerie della rete, viene frequentato da chi possiede gli strumenti e le conoscenze per accedervi. Tra i forum che l’associazione mette a disposizione dei suoi associati quello di assistenza psicologica è un forum frequentato nel silenzio della lettura. 

Anche quando nessuno scrive una risposta alle nostre proposte di riflessione, un discreto numero di persone lo legge. E’ per tutti questi lettori silenziosi che continuiamo a lanciare bottiglie nel mare, nella speranza che sempre più persone, come lei, le raccolgano e leggano i nostri messaggi. 

Quelli della psicologia sono messaggi che ancora nel nostro paese, arretrato culturalmente rispetto al resto dei paesi occidentali, quasi sempre cadono nel vuoto. Le persone temono di essere giudicate o considerate poco sane di mente, e non raccolgono invece lo spirito che guida l’azione di chi si dedica a questa professione: aiutare le persone a risolvere le difficoltà che la vita mette loro davanti! 

La psicologia è una disciplina pratica, concreta, che usa la parola per trasformare il mondo delle persone e il mondo in cui viviamo in luoghi piacevoli da abitare. Perché questo possa avvenire è necessario che le persone si affidino. Se lei scrive, Umberto, probabilmente ha giudicato affidabile questo contesto: sa che qualunque cosa vorrà condividere con noi non sarà giudicata o considerata strana. Ha fiducia e ci aiuta ad avere fiducia in quello che cerchiamo di fare. 

Il linguaggio psicologico e i percorsi che la psicologia ci propone richiedono fiducia perché a volte scardinano le nostre certezze e ci chiedono di vedere le cose da altri punti di vista, punti di vista diversi da quelli dei luoghi comune. 

Veniamo alla parola “limbo” che lei giustamente usa per esprimere quella condizione di sospensione nella quale il tempo smette di scorrere in forma lineare e comincia a ritornare sempre su se stesso (l’eterno ritorno, lo chiamavano gli antichi), condizione nella quale piombiamo quando un dolore così grande da spezzare il nostro cuore ci colpisce a causa della morte di una persona che amavamo. 

Nell’esperienza del lutto, questo stato di sospensione dalle cose, dalla vita, dallo scorrere, dal flusso, ci coglie e ci costringe a restare in balia del suo potere. Ci porta a stare fuori dalla vita, nell’indecisione, come lei afferma, tra l’essere addolorati per la perdita e l’essere speranzosi che l’altro viva una condizione di pace e serenità, e che quindi anche noi possiamo ritornare ad essere sereni. E’ come se questi due sentimenti si equivalessero dentro di noi e ci lasciassero bloccati, sospesi nel Limbo, appunto. 

Questa, Umberto, è una fase del lutto (che nel suo caso, come in quello di molti lettori del forum, le ricordo, è complicato, non normale, diciamo, tra virgolette. Ed è per questo che dura più a lungo). 

Prima o poi, la vita ci ricatturerà nel suo scorrere e due saranno le possibilità: 

1 – ammalarsi e morire precocemente 

2 – lasciare andare l’altro verso la sua nuova vita, smettendo di trattenerlo su questa terra. 

Nel primo caso, il nostro dolore sarà stato inutile e, non essendosi trasformato in qualcosa di costruttivo, procurerà esclusivamente altro dolore ad altre persone che ci amano e dipendono da noi. E darà la misura della nostra immaturità affettiva. 

Nel secondo caso, il lutto procederà verso un’elaborazione. La vita di quella persona riprenderà il suo corso, avendo fatto tesoro del dolore sofferto. 

La persona che avrà elaborato il proprio lutto sarà una persona più bella, più complessa, più serena. Darà un nuovo senso alla propria vita, e sarà di guida ad altre persone. Possederà una concezione più ampia dell’amore e una comprensione più profonda della vita, liberandosi dell’ossessione per la perdita della persona amata, uscendo dal limbo, imparando e insegnando ad altri ad amare in modo più profondo e più saggio. 

In alcuni casi, è difficile compiere da soli o con i consigli dei nostri conoscenti questa trasformazione. In questi casi, è necessario affidarsi all’aiuto di qualcuno che sappia condurci per mano verso questa metà. Gli psicologi sono le uniche persone specificamente formate per aiutarci a percorre questo cammino capace di trasformare la sofferenza e il dolore in nuova vita per noi e per coloro che amiamo. 

Perciò vi invito nuovamente a non lasciar morire questo forum virtuale nella speranza che possa condurci alla creazione di un forum reale nel quale incontrarci concretamente e aiutare altri a trasformare il proprio dolore in nuova linfa vitale. 

Un abbraccio forte forte, Umberto, a lei e a sua moglie e a tutti i lettori del forum, nella speranza che come lei abbiano fiducia e condividano con noi le proprie esperienze.
Stefania Tucci, psicologa-psicoterapeuta

http://www.vittimestrada.org/UGF/viewtopic.php?lng=it&id=22&t_id=137&pagina=1

 

 

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