Settanta deputati dell’UMP (Union pour un Mouvement Populaire) sono cofirmatari di una proposta di legge che consentirebbe alle vittime il diritto di presentare appello, in caso di rilascio o assoluzione degli imputati.
La madre di una vittima ha portato la sua testimonianza, martedì scorso, su RMC (Radio Montecarlo?). Il deputato-sindaco (UMP) del dipartimento dell’Ain, Etienne Blanc, depositerà una proposta di legge presso l’Assemblea nazionale mercoledì, tendente a consentire alle vittime di proporre appello contro le sentenze, in caso di scarcerazione od assoluzione.
Ai suoi occhi, si tratta di “riparare un’ingiustizia”, perché “il procuratore della Repubblica può proporre appello, l’autore del reato anche. La vittima non può farlo”.
Oggi, in un processo penale, è il procuratore della Repubblica che può proporre appello contro le sentenze, in caso di scarcerazione, assoluzione, o quando ritenga che la pena sia insufficiente. L’imputato può, anch’egli, appellarsi contro la sentenza pronunciata. Le vittime, proprio loro, non possono presentare appello se non riguardo a decisioni concernenti il loro indennizzo. Ma esse non possono chiedere alla Corte d’appello di condannare.
La proposta di legge vuole ristabilire un’“equità” tra le vittime e gli imputati. Essa è co-firmata da 70 deputati, tra i quali Henri Guaino, Marc Le Fur, Benoist Apparu, Franck Riester.
Già nel gennaio 2012, Christian Estrosi, deputato-sindaco UMP di Nizza, aveva presentato una proposta di legge in questa direzione. Senza successo.
“Produttore di pacificazione” o “confusione dei ruoli”.
Orbene, questa legge sarebbe un “produttore di pacificazione”, per Alexandre Giuglaris, delegato generale dell’Istituto per la Giustizia. “Non si tratta di vendetta, ma di mettere la vittima su un piano di uguaglianza con l’imputato”. Secondo lui “la prima tappa della ricostruzione è che la vittima sia considerata dalla giustizia, appunto, una vittima”.
Al contrario, Françoise Martres, presidente del Sindacato della magistratura, getta l’allarme su una possibile deriva negativa. Ella teme principalmente una “confusione dei ruoli”, con una vittima “elevata al rango di procuratore”. Secondo lei, “non spetta alla vittima chiedere una condanna, non esercita tale potere. Deve avere un suo ruolo, solo il suo ruolo”.
“Tradita ed abbandonata”.
Michelle Bidart è madre di un figlio autistico di 32 anni. Nel 2003, suo figlio è stato violentato da un uomo. Il processo si è svolto nel 2008, l’uomo è stato rilasciato e la procura non ha presentato appello contro questa decisione. E lei (la madre) non ha potuto fare nulla.
“Improvvisamente, il tutto vi cade addosso, non se ne parla più”. Sottolinea che la sua famiglia sta ancora pagando, “ci sono delle conseguenze ancora gravi”. Si sente “tradita ed abbandonata dalla giustizia”.
“E’ necessario essere su un piano di eguaglianza, questa è la prima delle giustizie”, insiste…
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