ROMA. “Che gioco sta facendo la Consap?”. A porti questa domanda è il presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada (A.I.F.V.S.), Alberto Pallotti, che, in una nota ufficiale, non nasconde i suoi dubbi riguardo all’operato della società per azioni, definito dallo stesso veronese “ambiguo e prettamente impostato su una logica a dir poco imprenditoriale a scapito di chi sta vivendo situazioni di estremo dolore”.
“La Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici – sottolinea Pallotti – lamenta che Il fondo garanzia vittime della strada è insufficiente ed entro pochi anni si troverà in default. Guardando i bilanci fiscalmente emessi, si evince che la stessa società disponga di ben 81 milioni di euro di fondi riserva, ma ciò che lascia basiti è il fatto che siano stati investiti 47 milioni di euro in un fondo immobiliare speculativo che dopo 3 anni ha dimezzato il proprio valore. Noi ci chiediamo il motivo per il quale la CONSAP debba investire capitali in fondi immobiliari quando lamenta di non avere le risorse per pagare le vittime dei pirati della strada. Ricordiamo che l’indennizzo medio che il fondo effettivamente paga è di 5 mila euro corrisposto per danni alle persone o cose. Una realtà che attualmente fa rabbrividire i familiari delle vittime, risarcite con pochi spiccioli a fronte di tragedie immani. Inoltre, i vertici societari hanno optato per l’investimento di più di 100 milioni di euro in Btp, Cct ed altri titoli. E’ una finanziaria oppure gestisce fondi di solidarietà per i cittadini? Il fondo garanzia, dal canto suo, non paga quasi mai subito, perché conviene che una famiglia faccia causa e sperare che duri 10 anni. E’ inaccettabile – chiosa – che nessun rappresentante delle vittime sia presente nel consiglio di amministrazione della CONSAP ed è scandaloso sia così. Concetto valido anche per l’IVASS, l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni private, che ha 5 rappresentanti di banca d’Italia e nessuna vittima a difendere gli interessi della parte più debole. I controllori sono gli stessi che dovrebbero essere controllati – critica il presidente -. RCauto è un comparto enorme: 40 milioni di veicoli assicurati in Italia che pagano i premi più alti d’Europa, un costo medio di 350 euro per veicolo. Utili per 3 miliardi di euro, risarcimenti per 4,5 miliardi, ma anche costi per 2,5 miliardi di euro per erogare questi ultimi. Tutto a danno delle vittime che aspettano risarcimenti anche per dieci anni, complici intoppi giudiziari e assicurativi. Le indagini del Mit parlano chiaro. Il costo degli incidenti stradali in Italia è di 20 miliardi di euro l’anno, 1% del Pil. E ci affanniamo a non sforare il 3% per la stabilità europea. Ci sono due cose che andrebbero fatte – propone -. La prima è l’instaurazione del meccanismo della rendita per risarcire gravi sinistri, quelli che comportano decessi o feriti gravi (20 mila l’anno per dire un numero). Le vittime non vogliono soldi, le vittime vogliono giustizia. I soldi in conto capitale sono facili preda del business che sta a monte degli incidenti stradali, ma non solo. Le famiglie colpite non sono in grado di gestire grosse somme provenienti da risarcimenti sul sangue dei propri cari. In molti casi si verificano truffe, abusi, depressioni proprio legate a questi importi. Meglio instaurare il meccanismo delle rendite, che e’ sempre preferibile rispetto ad un risarcimento tutto in un colpo. Il secondo aspetto e’ la nazionalizzazione del comporto RCauto, al pari di autostrade che può spadroneggiare sul mercato in monopolio con tariffe tra le più alte d’Europa. Perché lo stato lascia questa enormità di utili in mano privata a danno dei cittadini? Esiste l’inail, che fa utili enormi ogni anno. 3 miliardi di euro di introiti per lo stato sono 10 volte quello che eroga ogni anno il fondo garanzia vittime della strada. Visto che i risarcimenti concessi dal fondo garanzia sono nettamente inferiori a quelli garantiti dalle assicurazioni, si capisce facilmente come i soldi degli utili potrebbero essere reimpiegati sul territorio adeguando i risarcimenti oppure a beneficio della collettività. Allo stesso modo di come l’INAIL fa tutti gli anni dai tempi della guerra. Certo, ciò significherebbe andare contro ai poteri forti – conclude -, ma anche autostrade e’ una lobby potentissima eppure il governo sta parlando di revocare la concessione”.