Omicidio stradale
La cronaca dettagliata della audizione in Commissione Giustizia al Senato
Di Lorenzo Borselli
(ASAPS) Roma, 25 luglio 2014 – Dunque, è toccato a noi: dopo aver lavorato per anni insieme all’Associazione Lorenzo Guarnieri, all’associazione Gabriele Borgogni e idealmente alle 76.824 persone che alle 9 di questa mattina hanno sottoscritto la nostra proposta di legge (http://www.omicidiostradale.it), il “Palazzo” ha voluto sentire la nostra voce. Ieri pomeriggio (24 luglio 2014), una delegazione dell’ASAPS e delle associazioni consorelle, è stata infatti ricevuta a Palazzo Carpegna, sede della Commissione Giustizia del Senato, per un’audizione, presieduta nell’occasione dal senatore Felice Casson.
Lo scopo dell’incontro era quello di conoscere l’opinione delle varie associazioni e di alcuni illustri tecnici – tra cui la professoressa Maria Augusta Raggi, professore di chimica farmaceutica dell’Università di Bologna e il professor Ubaldo Bonuccelli, ordinario di neurologia all’Università di Pisa – circa l’introduzione del reato di Omicidio Stradale nel codice penale. Per noi dell’ASAPS c’erano il presidente Giordano Biserni e il responsabile per la comunicazione Lorenzo Borselli [che scrive questa cronaca, nda]; per le associazioni “Lorenzo Guarnieri” e “Gabriele Borgogni” c’erano le sorelle dei due sfortunati ragazzi divenuti, loro malgrado, uno dei simboli di questo percorso di civiltà, Valentina Guarnieri e Valentina Borgogni, oltre all’avvocato Annalisa Parenti, che ha rappresentato entrambe.
Il primo ad essere sentito è stato il presidente Biserni, il quale ha innanzitutto snocciolato tutti i numeri della parte più violenta e criminale della sicurezza stradale, legata all’abuso di alcol e droga, in stretta connessione con la pirateria stradale. Dopodiché Biserni ha sinteticamente esposto, sollecitato dallo stesso presidente Casson, i contenuti della proposta avanzata con la raccolta di firme promossa insieme ai partner dell’iniziativa: innalzamento delle pene da un minimo di 8 a un massimo di 18 anni per i conducenti ebbri con valore alcolemico superiore a 0,8 g/l o drogati, e anche per i casi di pirateria stradale mortale, con la previsione di pene differenziate in relazione alla tipologia di lesioni provocate, e ha insistito sull’altro vessillo innalzato dalle tre associazioni: l’ergastolo della patente. Il presidente dell’ASAPS ha spiegato che nonostante l’apparente severità delle norme in vigore e che molti oppongono all’iniziativa di legge, l’autore di un omicidio stradale può raccontare le proprie gesta al bar, poche ore dopo aver ammazzato una persona su strada.
Biserni ha stigmatizzato infine l’assoluta incapacità dello Stato di contrastare l’uso di droghe alla guida per la mancanza assoluta di test salivari da parte delle forze di polizia.
“Ci preme sottolineare un aspetto”, ha detto il presidente dell’ASAPS. La violenza stradale e l’omicidio stradale sono reati nani, di serie “B”, dei quali nessuno paga il conto. Noi, con questa proposta, vorremmo che il Paese affermasse con chiarezza che sulla strada la ricreazione è finita. Bisogna che la politica prenda atto che delle migliaia di morti che noi contiamo, ancora oggi non riusciamo a sapere – caso unico al mondo – quanti di essi siano dovuti all’abuso di alcol e all’uso di droghe. Gli unici dati certi sono quelli degli osservatori dell’ASAPS, che indicano chiaramente una correlazione del 25/30%”. Biserni ha poi concluso dicendo che solo sul fronte dei pirati della strada, dal 2008 ad oggi, abbiamo avuto 658 morti e degli autori noti nessuno è in carcere.
L’esposizione dei tecnicismi è stata prerogativa dell’avvocato Annalisa Parenti a nome delle associazioni Lorenzo Guarnieri e Gabriele Borgogni, che ha illustrato nel dettaglio come l’attuale situazione normativa non consenta – di fatto – di perseguire neppure i reati stradali più gravi: in particolare, l’avvocato ha spiegato che l’autore di un omicidio stradale non subisce alcun danno, né economico né giudiziario e neppure morale, poiché, potendo beneficiare della contumacia, non è chiamato a guardare in faccia i parenti delle vittime. “Serve – ha detto Annalisa Parenti – una forma di reato specifica, esattamente come lo stalking, la cui introduzione nel codice penale ha efficacemente coperto una lacuna precisa nell’ambito del reato di minaccia”.
“Il magistrato che deve attingere per il computo della pena finale alle varie aggravanti e attenuanti porta spesso a sentenze confuse ed a disparità di trattamento: è dunque ovvio che la Cassazione poi debba intervenire. Serve una fattispecie di reato ad hoc, con pene minime idonee a superare lo scoglio dell’affidamento in prova, istituto che praticamente fino a 6 anni di pena minima tiene fuori tutti”.
Al termine dell’intervento dell’avvocato Parenti, ha parlato poi Gianmarco Cesari, dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada. Cesari ha illustrato la proposta dell’AIFVS. “Noi registriamo purtroppo il fallimento dell’articolo 589bis”, ha detto. “Abbiamo tesaurizzato anni di parte civile e sappiamo che, partendo sempre dal minimo della pena, si cerca di attenuare sempre la sentenza finale per i criminali della strada: questo lo dico per conoscenza processuale e per lunga partecipazione ad audizioni come questa. Spesso – ha precisato l’avvocato Cesari – si attende addirittura il pagamento dell’assicurazione per applicare altre attenuanti che non sono nemmeno previste. Questa è delegittimazione della giustizia, svuotamento della tutela del bene della vita che l’art. 589bis dovrebbe invece tutelare”.
L’AIFVS ritiene, e lo ha detto a chiare lettere, che per porre fine a sentenze pietose (intendendo con questo l’eccessiva pietà per i condannati) sia necessario introdurre un istituto che possa non solo adempiere all’articolo 27 della Costituzione (la funzione rieducativa della pena) ma che riesca soprattutto a riconciliare il reo con la società grazie a una pena congrua, idonea a saldare il suo debito, anche con la famiglia della vittima o con la vittima stessa, se sopravvive. L’aspetto molto interessante della proposta dell’AIFVS è la previsione di una pena minima non inferiore ai 12 anni per colpa grave, illustrata dalla presidente Pina Mastrojeni Cassaniti (spettro molto più largo rispetto a quello proposto da ASAPS, ALG e AGB, nel quale sono comprese anche la distrazione, la velocità temeraria e altre norme di comportamento). In questo modo, anche con le attenuanti, un minimo di 4 anni di reclusione potrebbe essere previsto.
Anche l’intervento dei tecnici è stato molto apprezzato, in modo particolare quello della professoressa Maria Augusta Raggi, che oltre a rispondere alle domande di alcuni dei 22 senatori presenti, ha spiegato che le tecniche messe a punto dal dipartimento di Farmacia e Biotecnologie da lei presieduto, ha messo a punto tecniche di accertamento istantaneo che potrebbero rivoluzionare il sistema della rilevazione delle ebbrezze da stupefacenti proprio su strada, ponendo fine alla sostanziale impunità oggi vigente.
Mancano, però, i soldi e una legislazione che tenga conto di queste nuove prospettive: in questo il senatore Carlo Giovanardi ha rimarcato che il congelamento improvviso del Dipartimento delle Politiche Antidroga e del quale non si conosce ancora il futuro, presieduto dal “nemico pubblico numero uno” della droga al volante professore Giovanni Serpelloni, dispone di fondi di fatto bloccati che potrebbero essere subito utilizzati.
Speriamo.
La “chiama” di un voto in aula alle 16 in punto ha posto fine alla seduta: ora la commissione lavorerà al testo definitivo da portare in aula: noi contiamo che ciò avvenga nel più breve tempo possibile. Certamente le associazioni manterranno alto il livello di attenzione per evitare che il percorso finalmente intrapreso si blocchi. (ASAPS)
Venerdì, 25 Luglio 2014