La manifestazione del prossimo 26 ottobre è, a mio avviso, importante al di là del tema specifico (l’”omicidio stradale”) sul quale è stata promossa dalla signora Marina Fontana.
Non è la sua prima iniziativa: già due manifestazioni da lei organizzate si sono svolte nell’ultimo anno, coinvolgendo diversi singoli ed associazioni, sia a Roma che davanti a tante prefetture locali.
Per capire perché l’appello di una semplice, sconosciuta cittadina, come Marina Fontana, sia importante ed abbia riscosso successo, bisogna conoscere un po’ della storia delle tante associazioni che, a partire dalla fine del secolo scorso, sono nate per aiutare le vittime della strada ed ottenere più sicurezza stradale.

Fino a quasi la fine del ‘900, la sensibilità, in Italia, sul tema degli incidenti stradali, sia nell’opinione pubblica che nelle istituzioni, era praticamente nulla, o perlomeno molto minore dell’attuale: gli incidenti stradali venivano quasi unanimemente considerati un triste prezzo da pagare al progresso… le vittime erano semplicemente persone sfortunate, capitate nel posto sbagliato nel momento sbagliato… i loro familiari dovevano farsene una ragione, senza pretendere punizioni per i responsabili – vittime anch’essi del destino cinico e baro -, ma al massimo dei buoni risarcimenti…

La prima associazione (almeno così credo) a nascere, nell’ultimo quinquiennio del ‘900, è stata l’AIFVS, della quale sono orgoglioso di far parte.
Il suo successo fu dovuto sicuramente all’impegno ed alla preparazione culturale dei suoi fondatori, nonché alle trasmissioni televisive di Maurizio Costanzo… ma la verità, od almeno una metà di essa, è che il seme lanciato dai promotori dell’AIFVS cadeva su un terreno finalmente più pronto ad accoglierlo… lascio ai sociologi la spiegazione del perché fosse più pronto che nel passato… a me, fra le tante spiegazioni, viene in mente il decremento demografico…

Tante altre associazioni sono nate, in molti casi più attente agli aspetti civilistici (risarcimenti) che penali (punizione dei colpevoli).

Nel corso degli anni, all’interno di diverse associazioni, si sono creati dei più o meno piccoli gruppi di persone (in primis professionisti), interessati sì a portare avanti la battaglia generale contro l’ingiustizia stradale, ma anche molto attenti a far svettare il loro vessillo più in alto di quello delle altre associazioni.

Debbo ammettere che anche la mia associazione non è stata immune dal vizietto di voler primeggiare a tutti i costi, a volte anche rendendosi odiosa agli occhi delle altre associazioni…

Debbo dire che, però, questa “politica” dell’AIFVS (a parte un piccolo gruppetto di nostalgici del vecchio modo di fare) è stata radicalmente modificata negli ultimi due anni: l’AIFVS è entrata nell’UISS, in #Vivinstrada, nel movimento STRADA ALLA VITA ed in ogni situazione in cui, come la splendida iniziativa di Marina Fontana, si vuole promuovere la massima unità contro la lobby dell’insicurezza stradale.

Il seme lanciato da Marina sta cadendo su un terreno più pronto che nel passato a riceverlo… essendo promossa da una semplice cittadina, finalmente ogni associazione di buona volontà può aderire ad una manifestazione unitaria, senza il timore che qualche altra associazione possa prendersene il merito…

Realizzare una vera unità è e deve essere l’obiettivo principale: si può poi discutere se sia più importante la punizione (“omicidio stradale”) o la prevenzione o l’educazione nelle scuole, eccetera…
L’importante è che il dibattito sia quanto più largo possibile, nell’opinione pubblica, sui mass media, nelle e tra le diverse associazioni.
E Marina Fontana sta dando un valido, enorme contributo in tale direzione.

Claudio Martino, 14 ottobre 2015