Pierina Guerra, coordinatrice AIFVS-onlus per il Veneto, sulla recente sentenza della Cassazione sul caso ILIR BETI

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Pierina Guerra, coordinatrice AIFVS-onlus per il Veneto, commenta la recente sentenza della Cassazione sul caso ILIR BETI

Vittime della strada, ignorati dalla società e calpestati dalla giustizia.

Ilir Beti, imprenditore albanese che, ubriaco alla guida di un SUV, imboccò contromano, la sera del 13 agosto 2011, la A26, uccidendo 4 ragazzi francesi e ferendone in modo grave un quinto, può tirare un sospiro di sollievo.
La Corte di Cassazione ha infatti annullato con rinvio la condanna esemplare inflittagli dalla Corte d’Assisi d’Appello di Torino.
Il reato di Ilir Beti è di aver ucciso quattro giovani innocenti, giocando una folle roulette russa fatta di alcol e trasgressione sulla pelle di altri… la Cassazione non ha riconosciuto il dolo, per la Cassazione non è omicidio volontario.
Quest’altalena giudiziaria dimostra un vuoto legislativo che fa sì che chi uccide sulla strada resti di fatto impunito, mentre per i familiari delle vittime è un supplizio aggiuntivo e un calvario doloroso.

L’AIFVS non vuole vendetta ma vera giustizia, chi uccide sulla strada non va in carcere, i familiari invece sono condannati al dolore per la vita.
Considerando le pene medie di 2 anni e 8 mesi per chi uccide al volante mentre è in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe e magari si dà alla fuga, ci si chiede se la proposta di omicidio stradale abbia veramente un futuro o se i crimini stradali siano da considerarsi un inevitabile pedaggio da pagare al progresso.

Coordinatrice per il Veneto AIFVS-onlus
Pierina Guerra

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