Voi che non avete fatto niente per salvare mio marito
“Voglio parlare a te, che porti indegnamente lo stesso nome di mio marito e che quella notte del 29 novembre di un anno fa lo hai travolto, uccidendolo, e poi sei fuggito.
Mi rivolgo anche a tua moglie, che era in macchina con te, ed alla coppia di amici che vi accompagnava. Siete tutti responsabili. Non voglio entrare nel merito dell’incidente, ci sarà un processo e la giustizia farà il suo corso.
Voglio parlare del fatto che avete abbandonato un giovane uomo moribondo sulla strada e del fatto che nessuno di voi si è preoccupato di tentare di salvargli la vita, di riportarlo a casa dai suoi affetti, da me, sua moglie, dalla sua bambina di un anno e mezzo e dalla figlia che non ha mai conosciuto, perché all’epoca ero ancora incinta.
Voglio dire a voi due donne che eravate in macchina, mogli, figlie e magari madri e sorelle, che quel ragazzo che avete lasciato morire a terra, poteva essere vostro marito, il padre dei vostri figli, vostro fratello o vostro figlio.
Voglio farvi sapere che quel ragazzo di 33 anni che non avete soccorso dopo averlo travolto, stava tornando a casa dopo una giornata di lavoro, quel lavoro che si era guadagnato con tanti sacrifici e che gli stava permettendo di realizzare la cosa per lui più importante, la sua famiglia con me.
Ed io, sua moglie, sua compagna di vita, lo stavo aspettando tranquilla sul nostro divano, col mio pancione di sei mesi e con una bambina che dormiva serena nel suo lettino e che, appena sveglia, non ha potuto chiamare il suo papà, come faceva ogni mattina, per fare la colazione insieme.
E non potrà farlo mai più.
E poi c’erano sua madre e suo padre, che non sapevano che da quella notte sarebbe iniziata una nuova vita, la vita di due genitori che sono dovuti andare al funerale del proprio figlio.
E poi c’erano i suoi fratelli e le sue sorelle, e tutte le persone che lo amavano… anche loro quella notte hanno ricevuto la telefonata che cambia il resto della tua esistenza.
Voglio augurare a te, che hai avuto l’ignobile coraggio di fuggire, ed al tuo amico che non ha fatto niente per fermarti, a sua e tua moglie, di vivere una vita nel senso di colpa.
Di ricordarvi, ogni volta che festeggerete un compleanno, che sull’ultima torta di compleanno di mio marito c’era una candelina con appena il numero 33. Ed ogni volta che i vostri figli diranno la parola “papà”, io vi auguro di sentire un peso sul petto perché ci sono due bambine che, a causa vostra, non potranno pronunciare questa parola, mai.
Vi auguro poi, quando la sera cenerete insieme e vi addormenterete l’uno affianco all’altra nel vostro letto, che non vi lasci in pace l’immagine di una donna, troppo giovane per essere vedova, che non ha più un marito con cui cenare e che dormirà sola in un letto diventato ormai troppo grande, accompagnata dal tormento per la morte atroce dell’uomo che ancora per molti anni avrebbe dovuto dormire al suo fianco.
Spero che ad ogni Natale e Capodanno, le vostre giornate di festa siano offuscate dal pensiero di questa famiglia, che poteva essere una famiglia felice e che adesso vive nel dolore.
Che nel momento in cui vi siederete a tavola con i vostri cari, anche solo per un attimo compaia nella vostra mente il volto di quel giovane padre che non potrà mai scartare i regali di Natale con le sue figlie né brindare al nuovo anno con sua moglie, i suoi genitori, i suoi fratelli ed i suoi amici. Di quel ragazzo onesto, generoso, pulito e che amava la vita e la sua famiglia più di ogni altra cosa al mondo, che avrebbe avuto tanto da insegnare alle sue figlie e che avrebbe meritato sicuramente più di voi di fare il genitore. Soprattutto che non sarebbe MAI e poi MAI fuggito con la consapevolezza di abbandonare per strada un uomo in fin di vita, come invece avete fatto tutti voi.
La vita di mio marito è finita.
La mia è completamente distrutta e sto ancora cercando di trovare il senso delle mie giornate senza di lui.
Quella di sua madre e suo padre è una sopravvivenza ormai e quella delle sue due bambine è segnata per sempre.
Non c’è giustizia alcuna che riporterà mio marito, l’amore della mia vita, qui da me e dalle sue figlie.
Non mi resta che sperare in una pena adeguata e nel senso di colpa…che possa accompagnarvi finché campate.
L’omissione di soccorso è un atto spregevole ed io mi auguro che la vostra coscienza non vi possa mai assolvere.”
(Fabrizia Russo Condannata all’Ergastolo del dolore)