Scheda informativa AIFVS – AGGIORNAMENTO aprile 2006

 

L’Associazione nasce come “Comitato” il 23.5.98 con l’obiettivo di fermare la strage stradale e dare giustizia ai superstiti, perché nessuno meglio di chi sulla strada ha perso la salute, o dei familiari di chi ha perso la vita, può testimoniare quanto siano gravi il lutto e la perdita per la famiglia e per la società, e che a questo primario diritto di testimonianza corrisponde il dovere morale che la stessa sorte non tocchi ad altri innocenti.


Aderisce poco dopo alla Federazione Europea Vittime della Strada, si costituisce come organizzazione non lucrativa di utilità sociale (onlus) l’8.4.2000; nel marzo 2001 viene riconosciuta con decreto del Ministero dei LL.PP di comprovata esperienza nel settore della sicurezza stradale ed abilitata a collaborare all’educazione stradale nelle scuole; nel settembre 2003 con decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali viene iscritta nel Registro Nazionale delle associazioni di promozione sociale e legittimata a costituirsi parte civile nei processi per le finalità dell’Associazione.


Presente nella Consulta nazionale per il Piano della Sicurezza Stradale, interviene alle cerimonie di inaugurazione dell’Anno Giudiziario in diverse Corti d’Appello e viene più volte ammessa come parte civile nei processi penali riguardanti suoi soci, perché riconosciuta portatrice dell’interesse collettivo per la difesa della vita e della salute sulla strada e dei diritti delle vittime.


Rigorosamente apartitica e sostenuta sempre e soltanto dal lavoro appassionato di volontari, cerca sin dalla sua costituzione una dimensione

nazionale e si sviluppa intorno a delle proposte di modifiche legislative presentate alla Camera da un Deputato amico e riguardanti la prevenzione e la giustizia. Svolge attività di contatto e di collaborazione con interlocutori parlamentari e ministeriali ma contemporaneamente denuncia alle Procure i responsabili istituzionali della strage; organizza convegni ma anche manifestazioni di piazza nazionali e locali, lancia iniziative (tra le tante, distribuzione nelle scuole di questionari per la vita e la giustizia sulle strade, nei pronto soccorsi ospedalieri degli opuscoli “che fare dopo un incidente stradale”, ecc.) estese a tutto il Paese; pubblica, aggiorna e diffonde il proprio documento programmatico “Unirsi per fermare la strage e dare giustizia ai superstiti”, schede informative e quaderni di documentazione tecnica, così come pieghevoli di propaganda a difesa della vita sulla strada.


Quale portavoce delle vittime, dà la spinta finale all’inserimento, nel dicembre 1999, delle norme sull’obbligo del casco per i ciclomotori, e svolgendo forti pressioni fino all’incatenamento di suoi esponenti davanti alle Camere, sollecita il Parlamento ad approvare in extremis, nel marzo 2001, la legge-delega n. 85 per la riforma del Codice della strada che porta nell’estate del 2003 all’attuazione della patente a punti e per i minorenni al patentino per la guida del ciclomotore.


Discussa con altre la proposta di legge dell’Associazione sulla prevenzione (C-2690) e finalmente aperta sul piano istituzionale una prospettiva di intervento anti-strage – anche se in ritardo e con molte incertezze – l’Associazione diffonde la necessità di raggiungere l’obiettivo di “prevenire l’incidente”, o quanto meno di ridurlo del 50% entro il 2010 attraverso azioni coordinate e contestualizzate nel territorio, come indicato dalla Carta Europea (una proposta in tal senso è stata inviata a tutte le Prefetture d’Italia), di dare peso alle corresponsabilità sociali che sostengono la strage oltre che al comportamento dei guidatori. Sollecita, così, una legislazione premiante le istituzioni che conseguono l’obiettivo di ridurre gli incidenti, l’istituzione di un’Autorità unica centrale interministeriale e periferica per la gestione della sicurezza stradale, una più efficace gestione della patente a punti, del controllo anche a distanza sulle strade specie per velocità e sorpassi; e non dimentica l’assoluta esigenza di assicurare una città vivibile per l’uomo, promuovendo la guida calma, le zone 30, prudenza e cortesia e proposte innovative di mobilità che diano “precedenza alla vita”. Chiede anche campagne Rai di informazione sistematica sulla sicurezza, contrasta le pubblicità ingannevoli, sollecita la responsabilizzazione di tutte le altre strutture che hanno a che fare con gli incidenti stradali – dalle scuole ai gestori delle strade ai costruttori di auto e alle scuole guida – collabora con le Università per la certificazione dei periti in ricostruzione degli incidenti stradali e per ricerche sulla sicurezza e la giustizia, con il Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e con il CENSIS per l’elaborazione del III Rapporto sulla Sicurezza Stradale, offre propri contributi per chiarire la

complessa problematica della sofferenza nel dopo incidente, che motiva oltre al bisogno di sostegno umano ai familiari e ai disabili anche la necessità che le istituzioni si allertino per assicurare assistenza sanitaria, psicologica e riabilitativa gratuita e diffusa su tutto il territorio nazionale. L’Associazione intanto ha già realizzato convenzioni con legali e psicologi ed ha in corso ulteriori collaborazioni in altri campi per assicurare assistenza alle vittime ed ai familiari.


Quanto alla giustizia, le resistenze del sistema, specie di tipo culturale, sono assai difficili da scalzare, e mantengono ancora in condizioni di marginalità le vittime di reato. L’Associazione, pur avendo avanzato proposte di legge (866, 1885) per assicurare giustizia alle vittime (accelerazione dei processi, pene effettive e da espiare, parere dei familiari delle vittime per il patteggiamento ed il processo per rito abbreviato, risarcimenti equi anche in caso di morte immediata) e pur avendo sostenuto l’approvazione della legge 102 del 21 febbraio 2006, che contiene dei timidi segnali in direzione della giustizia alle vittime e per la quale ha fatto un sit-in dinanzi al Palazzo del Senato ed ha realizzato il Convegno del 22 marzo 2006 a Roma, è tuttavia sempre del parere che la giustizia più che di leggi nuove abbia bisogno di “operatori nuovi”, nella cui professionalità la competenza interagisca con l’etica. Già nel 2004 ha chiesto ai Presidenti delle 27 Corti d’Appello della Repubblica di sollecitare i Giudici dei propri distretti per attuare già oggi quanto le leggi prevedono per dare giustizia alle vittime, sulla base della discrezionalità attribuita dalla legge: accelerare le cause civili e penali di omicidi e lesioni colpose gravissime, non accogliere richieste di patteggiamento fondate sui minimi di pena e offensive per le vittime, liquidare il danno anche in caso di morte immediata e riferito ai valori più alti oggi in uso. Ed anche se 14 Corti d’Appello hanno dato riscontro positivo, la strada della giustizia è tortuosa e defatigante. L’Associazione, dopo ripetute ed estenuanti richieste, è stata inserita in fase conclusiva nella Commissione Ministeriale che ha elaborato le tabelle del danno psicofisico da 10 a 100 punti. L’attenzione è orientata adesso sull’attribuzione del valore economico ad ogni punto di danno, come pure sull’elaborazione di proposte di giustizia che rispettino le vittime.


La presenza dell’Associazione su tutto il territorio nazionale tramite le molte sedi locali, più di 70, permette un’ampia diffusione della voce delle vittime e dei familiari e, nel contempo, ne arricchisce le azioni e le proposte, vagliate o elaborate dal consiglio direttivo e dai suoi gruppi di lavoro. La circolazione dei propri contenuti è assicurata all’interno tramite il Notiziario periodico ed all’esterno anche tramite il sito internet
www.vittimestrada.org, che riassume la storia dell’Associazione e ne riporta le tante iniziative, ed è aperto a tendere una mano a chi si trova in difficoltà, sia accogliendo dolorose esperienze e promuovendo condivisione, sia fornendo, tramite il Forum, pareri legali. Sul sito si trovano anche i tanti “opuscoli vittime”, diffusi pure in forma cartacea, che costituiscono la carta di presentazione dell’Associazione e motivano al cambiamento: non è, infatti, giustificabile ed è sommamente incivile che le persone vengano prima uccise sulla strada e poi calpestate nei tribunali.


Sulle strade si registrano cifre da guerra: ogni anno più di 7.000 persone uccise, più di 20.000 invalidi gravi, più di 300.000 feriti, altrettante famiglie in condizioni esistenziali, sociali e spesso anche economiche difficili. Il dolore vissuto non solo in chiave intimistica, come accettazione di un accaduto ormai irreparabile, ma anche nella sua dimensione sociale di non rassegnazione di fronte a ciò che offende i valori, diventa leva per un cambiamento che riguarda l’interesse di tutti e a cui tutti sono chiamati a partecipare: dal dolore la forza della solidarietà, l’impegno per la vita, la cura dell’altro. La testimonianza dell’Associazione è per tutti una proposta: anche tu sei chiamato a partecipare per rafforzare la solidarietà, per dare voce al silenzio, per contribuire a risolvere il grave problema della strage stradale, per difendere i valori e far crescere la civiltà, perchè il progresso non si rivolga contro l’uomo.

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