VERONA. Furono sedici i morti scaturiti allo schianto di un pullman ungherese contro un pilone dell’Autostrada A4. L’incidente, consumatosi nel comune di San Martino Buon Albergo, costò la vita a ragazzi di età compresa tra i 14 ed i 18 anni. A seguito dell’impatto ebbe origine un incendio che non lasciò scampo alle vittime di ritorno da un soggiorno in Francia.
Tra quegli studenti, c’era la nipote di Endre Szendrei, il quale, a distanza di due anni dall’accaduto, continua imperterrito la sua battaglia, chiedendosi, a fronte dei provvedimenti non attuati, quando succederà un nuovo incidente tragico e chi sarà sul nuovo pullman della morte.
“In qualsiasi momento – sottolinea l’ungherese in una lettera pubblica inviata alla stampa nazionale – potrà accadere un incidente simile a quello di Verona del 20 gennaio del 2017. Le autorità non hanno fatto nulla, nemmeno la messa in sicurezza delle strade causanti l’incidente. Dove è avvenuto lo schianto, è stato installato un guardrail uguale al precedente, lo stesso che, al momento dell’incidente, non fu in grado di far ritornare il pullman in autostrada. Il pilone del cavalcavia risulta irregolare a ridosso della corsia d’uscita, come nella tragica notte. Come ha detto il presidente dell’Associazione italiana Familiari e Vittime della Strada, Alberto Pallotti, già in occasione dei lavori di allargamento dell’autostrada il pilone risultava essere troppo vicino. Sarebbe costato troppo ristrutturarlo”. Szendrei sottolinea come Pallotti “conosce molto bene il modo di pensare e l’atteggiamento di Autostrade Italiane S.P.A.in relazione alla sicurezza stradale”.
“In Ungheria è possibile fare qualsiasi forma di illecito in relazione ai veicoli e, soprattutto, ai pullman – afferma – . E’ il modus operandi della società Pizolit Kft, che agisce senza scrupoli. Il trasporto di una buona parte dei passeggeri, tra cui anche studenti, continua ad essere effettuato da pullman non adatti e irregolarmente modificati. Per le autorità non è bastato nemmeno un incidente di questo tipo per prendere delle decisioni necessarie e efficaci in modo che questi casi non si ripetano più. Sono davvero pochi due anni per promuovere attività per la prevenzione, nonostante i risultati delle indagini riguardanti gravi abusi, irregolarità e reati. Per non parlare dell’imputabilità. Le attività svolte, totalmente inefficienti, servono solo a qualcuno per poter dire di aver fatto qualcosa, ma io potrei smentirlo senza indugio. Non serve a nulla la limitazione dell’età dei pullman, se nessuno si occupa del loro stato tecnico. Il divieto alla guida oltre le ore 23 non aiuta l’autista che, in 24 ore, convive con le conseguenze della sua malattia del sonno.
Se avessero luogo degli interventi efficaci con lo scopo di volersi occupare realmente dei problemi – sottolinea -, questi potrebbero avere senso. Certamente non come quelli effettuati nei due anni prima dell’incidente che, magicamente, non segnalavano alcun tipo di problema. Le materie delle perizie elencano, pagina per pagina, tutte quelle mancanze ed irregolarità che i ‘controllori’ avrebbero dovuto segnalare. Il paradosso è che ricevono anche lo stipendio. Il fatto che un uomo affetto dalla malattia del sonno da oltre 10 anni, possa guidare un pullman pieno di passeggeri, non offre una bella immagine dell’amministrazione sanitaria italiana. Nel suo ambiente lo sapevano quasi tutti e ciò rende ancora più grave l’errore del sistema. Queste persone spero si trovino altro da fare. L’organizzazione del viaggio da parte della scuola è stata gestita in modo irregolare e non è stata posta particolare attenzione alla sicurezza degli studenti. Si potrebbe dire che è stato fatto tutto tenendo presenti i vantaggi personali. Dopo le nostre segnalazioni, l’esame non è riuscito a mettere in evidenza alcun problema; crediamo fermamente fosse questo il loro intento.
Soltanto alla fine, devo ammettere, sono seriamente intervenute le istituzioni. Dopo uno o due mesi dall’incidente, è stata modificata la legge riguardante il ruolo che occupa, in questi casi, l’ente pubblico, in modo che. se dovesse riaccadere un evento così tragico altrove, una cosa sarebbe sicura: la scuola o il suo preside non avrebbe alcuna responsabilità, la legge è stata modificata proprio per questo motivo. Ormai la domanda resta solo una: chi saranno le prossime persone – conclude – a perdere la vita sui pullman?”.
Il presidente A.I.F.V.S., Alberto Pallotti, commenta: “Continuiamo il nostro lavoro a sostegno delle famiglie delle vittime della strada. Da due anni a questa parte, stiamo seguendo da vicino il caso del bus ungherese, siamo stati ammessi come parte civile e siamo certi che, alla fine, la giustizia trionferà. E’, indubbiamente, una battaglia complessa, ma il nostro impegno sarà massimo”.
Ulteriori informazioni su https://vittimestrada.eu/