Ddl concorrenza, Renzi faccia qualcosa per ridurre gli incidenti stradali
Non so se il Presidente Renzi si sarà imbarazzato nel presentare in pompa magna un disegno di legge sulla concorrenza che, per quanto riguarda il risarcimento del danno alla persona, segue chiaramente la strada, tentata ormai da quattro anni a questa parte, di rivedere l’applicazione delle tabelle milanesi richiamate dalla Cassazione con la sentenza n. 12408 del 2011, che fino ad oggi hanno rappresentato il punto di riferimento generale per il risarcimento del danno biologico delle vittime della strada.
E parlo di imbarazzo, non solo perché le tabelle milanesi, come chiarito ormai da diversi anni dalla Cassazione, applicano un criterio che contempera equità ed uniformità nei risarcimenti placidamente condiviso su tutto il territorio nazionale a tutela di diritti fondamentali e inviolabili dell’individuo quali la salute e la personalità.
Non solo perché, nel suo discorso programmatico reso in Parlamento, il Presidente Renzi aveva dichiarato solennemente: “Vorremmo che la vita reale informasse di più la discussione sulla giustizia”.
Non solo perché quanto previsto dal disegno di legge sulla concorrenza appare molto lontano dal coniugare l’obiettivo di ridurre i costi gravanti sul sistema assicurativo e sulla collettività, con l’esigenza imprescindibile di garantire il diritto delle vittime dei sinistri a vedersi pienamente riconosciuto un esaustivo risarcimento per il danno biologico subito.
Parlo di imbarazzo, perché quel che forse Renzi non sa è che il suo è forse l’unico governo dell’unica Legislatura degli ultimi dieci anni che, sino ad oggi, non è riuscito a portare in porto nessuna norma per ridurre l’incidentalità stradale, nonostante, secondo gli ultimi dati Istat, nel nostro Paese, si siano registrati ben 181.227 incidenti con lesioni a persone, di cui 3.385 morti e 257.421 feriti.
L’unica disposizione entrata in vigore durante questa Legislatura che ha modificato il Codice della strada si trova, infatti, nell’articolo 20 della legge n. 98 del 2013 e riguarda la riduzione del 30% dell’importo delle sanzioni in caso di pagamento anticipato entro i primi cinque giorni dalla contestazione o dalla notificazione della sanzione stessa.
Si parla, è vero, sempre nell’ambito dello stesso articolo, di verifica dello stato di attuazione degli interventi del 1° e 2° Programma annuale di attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale, cofinanziati con la legge n.488 del 1999 per poter riprogrammare il Piano stesso attraverso la revoca degli interventi non attuati ma… in assenza di quella che ogni anno dovrebbe essere trasmessa al Parlamento e cioè della Relazione sullo stato sulla sicurezza stradale, appare difficile capire cosa stia realmente facendo il governo al riguardo.
Oltre a questo, non si è visto altro pubblicato in Gazzetta Ufficiale che riguardi strettamente il tema dell’incidentalità stradale, mentre rimangono ferme nelle Commissioni di Camera e Senato numerose proposte di legge in materia di sicurezza della circolazione stradale che, con tutta evidenza, molto difficilmente potranno godere della stessa corsia preferenziale che sarà riservata al disegno di legge sulla concorrenza.
Eppure, l’obiettivo di ridurre le tariffe della Rc auto dovrebbe essere perseguito proprio attraverso un impegno forte da parte del governo affinché diminuiscano gli incidenti stradali, perché l’Italia, nonostante i sensibili progressi registrati in questi ultimi anni, continua ad essere uno dei Paesi con il più alto tasso di incidentalità a livello europeo. Obiettivamente, nel corso degli anni e delle Legislature precedenti, si era lavorato molto di più su questo fronte.
Un fronte, quello della sicurezza stradale dove, purtroppo, rimane ancora da fare affinché l’insegnamento dell’educazione stradale nelle scuole diventi veramente effettivo, affinché la mobilità urbana sia riorganizzata in base a criteri più sostenibili, sia rafforzata la tutela della c.d. “utenza vulnerabile”, siano inasprite le sanzioni per chi occupa gli spazi riservati alle persone disabili, siano rivisti i requisiti di sicurezza di circolazione di alcuni veicoli o altri interventi che incidano sulla segnaletica o le caratteristiche di sicurezza delle infrastrutture stradali. Perché quello della sicurezza stradale è obiettivo sia tecnico ma anche e soprattutto culturale che deve essere perseguito attraverso una decisa politica pubblica.
Presidente Renzi, è molto facile trascinare le masse quando si parla di “omicidio stradale” o “ergastolo della patente”, ma se non si interviene in modo organico e strutturale sul fronte della sicurezza stradale, è come stare alla fiera della bellezza.
Esiste solo un disegno di legge di delega al governo per la riforma del codice della strada – che peraltro si trascina dalla scorsa Legislatura – approvato in prima lettura alla Camera, per non parlare delle altre proposte che intervengono a vario titolo sul tema sicurezza stradale che non riescono a uscire neanche dalle commissioni.
Cosa è allora più importante? Modificare delle tabelle universalmente riconosciute come eque, o adottare delle politiche strutturali per combattere l’incidentalità stradale?
E come la mettiamo se a un certo punto, proprio perché mancano queste politiche, il numero degli incidenti continua a essere inaccettabilmente alto e le vittime della strada ad essere risarcite in modo sempre più esiguo e limitato con grave violazione dei loro diritti fondamentali? Io una mano sulla coscienza me la metterei.