Alessandria / Con la collaborazione dell’AIFVS onlus / Manifestazione a sostegno dei familiari dei giovani francesi vittime della strada uccisi da Ilir BETI / Sabato 9 aprile 2016
“Beti libero? c’è ancora il rischio di fuga”
“Sette anni da quella domenica maledetta, 29 marzo 2009 – 29 marzo 2016, Alessandro deve essere ancora con noi e combatte con noi per queste ingiustizie”.
Alessandro era giovane e pieno di vita fino a quando un incidente stradale non gliel’ha portata via.
Non passa giorno in cui il padre, Ezio Bressan, non lo ricordi.
Ora la sua battaglia la sta portando avanti, senza sosta, insieme ai familiari delle vittime della strada. Un primo traguardo l’hanno raggiunto con l’approvazione della legge che introduce la fattispecie di omicidio stradale.
In realtà il reato è sempre quello di omicidio colposo, ma viene riconosciuta l’aggravante di omicidio stradale, con pene più aspre nel caso di guida sotto l’effetto di alcool o di sostanze stupefacenti o, ancora, in caso di fuga.
In quei casi la pena minima va dai 3 agli 8 anni, fino a 18 per fuga.
“Significa che è difficile scendere sotto i tre anni di pena e si limita la possibilità di sconti di pena o che questa venga commutata in un anno di servizi sociali.
Nessuno chiede vendetta, ma chi sbaglia è giusto che paghi, senza sconti”, dice Bressan, che in provincia è il referente dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada onlus (AIFVS).
La nuova legge non è perfetta: “viene lasciata ancora ampia discrezionalità al giudice di riconoscere o meno l’omicidio stradale, che non è così automatico”.
Ma intanto, lo strumento c’è e, se ci fosse stato prima, Ilir Beti, l’imprenditore albanese ritenuto responsabile della morte dei quattro ragazzi francesi sull’autostrada A26 nell’agosto 2011 oggi non sarebbe agli arresti domiciliari.
“Non ci sarebbe stata la possibilità di fare tutti quegli appelli e ricorsi”, dice amareggiato Bressan.
Accanto a Christine Lorin e alle altre tre famiglie francesi, ha seguito passo dopo passo l’intera vicenda giudiziaria, che si deve ancora concludere.
A Beti è stata riconosciuta una limitazione della libertà meno restrittiva, rispetto al carcere.
“Sappiamo che è agli arresti domiciliari, ma non si sa presso quale domicilio, forse la madre. Di sicuro non a casa sua. Siamo sconcertati da questa decisione. A nostro avviso sussiste un reale pericolo di fuga, magari in Albania, suo paese d’origine.
Il giudice avrebbe dovuto attendere che la sentenza fosse definitiva, invece manca ancora il giudizio della Cassazione, che mi auguro confermi la sentenza della Corte d’appello”.
È la seconda volta che la vicenda finisce davanti al terzo grado di giudizio.
Alessandria lo aveva infatti condannato a 21 anni e 4 mesi; in Corte d’Assise d’Appello, la pena fu confermata.
Beti, tramite l’avvocato Mario Bocassi, ricorse però in Cassazione.
La suprema Corte rimandò il fascicolo in Corte d’Appello, perché rivalutasse le motivazioni circa la volontarietà dell’omicidio, “traducendolo” in colposo.
Ma, nuovamente, la Corte d’Appello ha ribadito l’omicidio volontario, ed ha ridotto la pena da 21 a 18 anni.
È stato presentato un nuovo ricorso ed è attesa la sentenza definitiva della Cassazione.
“Con la nuova legge non è consentito il rito abbreviato o il patteggiamento, che prevedono sconti di pena.
Ma mentre il patteggiamento è escluso, sul rito abbreviato c’è ancora troppa discrezionalità del giudice, sembra di capire”.
Bressan, su sollecitazione dell’associazione Un Chemin pour Demain, a cui fanno riferimento le famiglie dei quattro ragazzi francesi, sta organizzando una manifestazione per il prossimo 9 aprile 2016, ad Alessandria, città divenuta, suo malgrado, simbolo della lotta contro gli omicidi stradali.
“Siamo indignati e dispiaciuti per la decisione di concedere i domiciliari a Beti. Con questa manifestazione vorremo esprimere il nostro disappunto. Ripeto, non vendetta, ma rispetto.
Ci troveremo verso le 9.30 davanti alla Prefettura, in piazza Libertà, poi in corteo raggiungeremo piazza Garibaldi e, quindi, corso Crimea, davanti al tribunale.
Nel pomeriggio dovrebbe esserci una messa in ricordo dei ragazzi, a Rocca Grimalda, nel punto in cui sono stati messi a dimora quattro alberi”.
Intanto, sulle strade continuano a contarsi vittime; l’ultimo episodio domenica scorsa a Milano, dove un giovane con il tasso alcolico superiore tre volte al limite consentito ha investito un anziano.
“È il terzo caso in Italia in cui sarà applicata la nuova legge”, spiega Bressan.
La prima è stata a Somma Vesuviana, dove un 37enne con la patente revocata ha provocato un incidente, solo qualche giorno prima.
FONTE: http://www.alessandrianews.it/provincia/beti-libero-c-ancora-rischio-fuga-129992.html