Franco Piacentini (AIFVS Modena) scrive a Fernando Ferioli, sindaco di Finale Emilia, a proposito del punto viario in cui ha perso la vita il piccolo Zakaria Reguiai / 5 ottobre 2014

Franco Piacentini (AIFVS Modena) scrive a Fernando Ferioli, sindaco di Finale Emilia, a proposito del punto viario in cui ha perso la vita il piccolo Zakaria Reguiai / 5 ottobre 2014

Caro Sindaco,
Lei non accetta le accuse del padre di Zakaria, io non accetto le scuse dell’ente che rappresenta.

Prima di ogni considerazione, vorrei porLe una domanda: ha mai pensato di chiedere alla Provincia di ridurre la velocità consentita, in quel tratto, possibilmente, a 50 orari, proponendo a quell’Amministrazione di collocare, comunque, un autovelox da essa gestito (con limite di 70 o 50 che sia)?
E se l’ha fatto, qual è stata la risposta?

Vengo ora alle Sue dichiarazioni al RESTO DEL CARLINO (http://goo.gl/H7YOjk).
Lei sostiene che quest’anno in bilancio vi era l’acquisto di un autovelox da mettere su via per Modena, ma che purtroppo la tragedia vi ha anticipato.
Sostiene pure di un divieto arrivato nientepopodimeno che dal Ministero che appunto vieterebbe di “mettere velox arancioni senza la pattuglia dei vigili sulle strade extraurbane” (http://goo.gl/2s4Kjr).
Afferma poi che l’auto dell’investitore viaggiava nei limiti e la prova sarebbe nel fatto che la bici non è stata sbalzata via ma si è incastrata sotto l’auto.
Ci porta infine a conoscenza di un prossimo incontro in Provincia (l’ente proprietario della strada) alla quale chiederete che la strada diventi urbana, consentendo così una riduzione da 70 a 50 km/h, mettendo anche un Tutor (addirittura!) oppure prevedendo la presenza COSTANTE di una pattuglia della Polizia Municipale.
Come estrema ratio si dichiara pronto a chiedere alla Provincia di vietare ai velocipedi di entrare su Via per Modena.

Ora Le dico come la vede un cittadino, UN ELETTORE, che si-Le fa domande e si risponde con ipotesi in attesa di chiarimenti.
Se avevate previsto l’acquisto di un autovelox, vuol dire che avevate già notato la pericolosità di quella strada. Avevate chiesto, Lei o i Suoi predecessori, alla Provincia prima, e alla Prefettura poi, il permesso per posizionare una strumentazione fissa? Si può vedere copia della/e risposta/e?
Ad oggi nel sito della Prefettura (http://goo.gl/G5XJSt) non vi è traccia di quest’autorizzazione.
Da qui il pensiero ai “contenitori arancioni”. Quello che avete letto non è un DIVIETO del Ministero ma il PARERE di un funzionario del Ministero riguardante questi oggetti.
I contenitori arancioni li potete istallare quando volete, ferma restando la presenza (non obbligatoriamente visibile o avvistabile) dell’operatore, quando vi sia collocata una strumentazione omologata e funzionante (http://goo.gl/tizamR / http://goo.gl/CH86AR / http://goo.gl/32bDZ0).

Magari un poco di coraggio in più lo si sarebbe avuto andando a sentire i pareri dei cittadini che abitano in luoghi ove questi strumenti sono già stati installati, proprio su una provinciale, come ad esempio nella vicina Cavezzo.
Si afferma poi che l’auto dell’investitore viaggiasse entro i limiti e la prova sarebbe nel fatto che la bici non è stata sbalzata via ma si è incastrata sotto l’auto. Mi-Le chiedo, in tutta umiltà, da dove Lei desuma che la bici incastrata e non sbalzata provi una velocità non eccedente il limite.
Se fosse vero che l’auto investitrice non superava i 70 orari, il verificarsi dell’incidente sarebbe un’ulteriore prova dell’inadeguatezza di tale limite e della necessità di abbassarlo a 50 l’ora.
Riguardo al prossimo incontro in Provincia, probabilmente vi appresterete a fare ciò che i Suoi predecessori e Lei avreste dovuto fare già dal 30 giugno 1993 (http://goo.gl/9tg6vU) e cioè stabilire quali tratti di strade provinciali, ricadenti sul Suo comune, debbano essere riclassificati tratti urbani.
Ricordo che il codice della strada (http://goo.gl/kmgtXK) definisce, come centro abitato, un “insieme di edifici, delimitato lungo le vie di accesso dagli appositi segnali di inizio e fine. Per insieme di edifici si intende un raggruppamento continuo, ancorché intervallato da strade, piazze, giardini o simili, costituito da non meno di venticinque fabbricati e da aree di uso pubblico con accessi veicolari o pedonali sulla strada.”
E, se leggo bene la foto aerea che allego (http://goo.gl/BXZlny), direi che gli elementi ci siano tutti per classificare come “centro abitato” l’agglomerato di edifici di cui stiamo parlando.
Riguardo poi ai controlli mediante Polizia Municipale, BEN VENGANO! Non si pretende o pretendeva certo la presenza COSTANTE, ma almeno sporadica, così come si auspicherebbe una sollecitazione anche agli altri Corpi con compiti di Polizia Stradale, compreso il corpo di polizia dell’ente proprietario della strada.
L’idea poi di chiedere alla Provincia di vietare il traffico a velocipedi su quel tratto di strada mi sembra assai poco risolutiva, a meno che non si intenda vietare il traffico anche ai pedoni.
Un ciclista che porta la bici a mano diventa, infatti, automaticamente, un pedone e non vedo cosa vi sia di migliorativo in questa ipotesi, sempre che non intenda vietare ai pedoni di recarsi a piedi alla fermata dei mezzi pubblici o a casa propria tramite la pubblica via.
Forse sarebbe ora di cominciare a pensare prioritariamente alla mobilità a servizio DELL’UOMO anziché continuare nell’ottica di considerare la mobilità al servizio dei mezzi motorizzati.

Cordialmente
Franco Piacentini
339 1934491

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