Grosseto / Articolo, del 19 maggio 2002, su un parco per l’educazione stradale, intitolato a Pierpaolo Sarubbi, che doveva sorgere, per iniziativa dell’ AIFVS , nelle persone di Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, allora presidente nazionale e Clelia Formiconi

Grosseto / Articolo, del 19 maggio 2002, su un parco per l’educazione stradale, intitolato a Pierpaolo Sarubbi, che doveva sorgere, per iniziativa dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada onlus ( AIFVS ), nelle persone di Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, allora presidente nazionale e Clelia Formiconi, rappresentante grossetana dell’Aifvs

 
L’articolo, firmato da Claudio Bottinelli
 

Un parco per l’educazione stradale

E nascerà anche un centro per aiutare i familiari delle vittime


GROSSETO. La strada fa 9.000 morti e 20.000 disabili gravi ogni anno, in Italia.

Cifre assurde, di fronte alle quali non si può rimanere impotenti. Fare qualcosa, ma che cosa?

Da Grosseto viene un’iniziativa, sul fronte della prevenzione, che nel suo genere è la seconda in Italia (solo a Rende, in Calabria, si sta realizzando qualcosa di simile), e che dalla Maremma s’intende esportare in tutte le altre province.

Un Parco per l’educazione stradale, questo il progetto, ed un Centro dal quale partano idee per rendere più sicura la strada a chi la percorre ed a chi la vive.

Ne parla senza riprendere fiato, Clelia Formiconi, una psicopedagogista, che di quest’idea è tra i promotori ed i maggiori sostenitori; spiega, riflette, elenca, chiarisce.

«Sarà in piedi nel giro di un anno – Clelia Formiconi ne è convinta – visto che ha avuto l’adesione piena di Comune e Provincia».

Ed accanto al Parco (che sarà intitolato a Pierpaolo Sarubbi, un giovane morto in un incidente stradale), l’Associazione italiana familiari e vittime della strada (AIFVS), in nome della quale il progetto viene portato avanti, sta già facendo nascere l’idea di un Centro che inizierà ad operare da giugno, grazie al lavoro di volontari, per fornire servizi di assistenza psicologica alle vittime o ai familiari delle vittime della strada («Una sorta di condivisione del dolore – spiega la Formiconi – con chi già ha vissuto la stessa situazione tragica»), per offrire una consulenza legale, e dare una sede anche ad un’altra serie di organizzazioni che si occupano della prevenzione, dal Centro Donna, al Centro Antiviolenza.

Mira in alto questa iniziativa.

Non ci si può limitare a piangere difronte a chi muore o resta ferito sulla strada.

Bisogna fare qualcosa prima, bisogna pensare ed intervenire. Ecco dunque la prima idea che parte, in questo senso, da Grosseto e si rivolge direttamente a chi costruisce automobili: «Pensate e costruite, nel futuro, auto nelle quali non si possa avviare il motore se non è allacciata la cintura di sicurezza. Perché? Semplice: l’Italia è, in Europa, tra i Paesi dove l’uso della cintura di sicurezza è più trascurato.

Eppure allacciarla salverebbe tante vite.

Un po’ com’è successo per l’uso obbligatorio dei caschi andando in moto: solo a Grosseto, confermano i Vigili Urbani, i morti fra i ciclomotoristi sono diminuiti in modo drastico, rispetto al passato (2 nel 2002, 1 nel 2001, 1 nei primi cinque mesi del 2002, dicono le statistiche).

Statistiche che – riportiamo nella tabella quelle del 2001, che hanno visto coinvolti a Grosseto pedoni, ciclomotori, biciclette e motociclisti – parlano chiaro: sono i ciclomotori ad essere i più coinvolti, nelle aree urbane, e dunque si parla di giovani per lo più.

Andando oltre, chiediamo al comando dei vigili urbani: quali sono le zone più pericolose a Grosseto?

Statistiche precise non risultano, almeno per ora, ma si può dire che gli incroci tra via Ugo Bassi e via Fratelli Bandiera, o quello tra via Aquileia e via Fiume, ed in genere gli incroci con due strade a perpendicolo sono quelli più pericolosi.

Fino a che non sono state adottate le rotatorie, Grosseto segnava il top del rischio per chi era sulla strada agli incroci di via Bulgaria e via Monterosa, tra via Bulgaria e viale Europa ed in piazza Volturno; ora, invece, il pericolo in questi punti è praticamente scomparso.

La speranza è che grazie al Parco che sta per essere realizzato sia possibile creare un’educazione alla strada, al rispetto di chi la percorre, al rispetto dei segnali e degli accorgimenti che peraltro (vedi cintura di sicurezza) sono obbligatori.

Avendo sia un riscontro positivo nel numero degli incidenti e della loro gravità, ma anche nel modo di porsi difronte all’incidente stesso.

Oggi – è stato evidenziato nel corso del convegno di ieri mattina – l’Italia è un paese dove si può salire su un motorino o su una bicicletta senza conoscere alcuna norma o regola della strada.

Il che è un assurdo, e va quindi riconosciuto merito a chi – come sta accadendo a Grosseto – cerca di riempire questo vuoto. Punto di partenza è il rispetto delle norme, il rispetto degli altri che sono sulla strada, ed è insegnando, facendo opera di prevenzione in questo senso, che si deve affrontare il problema, senza necessità di mettere nell’animo delle persone la paura della strada.

Dunque, il Parco che sta per nascere e che coinvolgerà tutte le scuole: «Chiederemo – è stato detto in sede di convegno – che parte delle multe per infrazioni al codice della strada vengano scontate nel Parco, per una rieducazione dei cittadini che, prendendo certe multe, dimostrano di avere una necessità di aggiornarsi, o nella normativa, o nel rispetto altrui, od in altro». Un’impresa che entusiasma quanti la stanno portando avanti, e che – hanno detto e ribadito ieri – vogliono «che da Grosseto nasca un messaggio di nuova civiltà che abbia le persone come punto di partenza e la società di domani come punto di arrivo». Una cosa è certa: da questo Parco, dall’idea che lo muove, non potranno che venire buoni frutti.

Comune e Provincia l’hanno capito al volo, e il fatto che a muovere la ruota siano stati e siano familiari di giovani che hanno perso la vita sulla strada, e che cercano di trasformare il loro dolore in insegnamento per gli altri non può che essere accolto come un messaggio di grande significato che va saputo leggere nel modo più giusto. Con umanità ed amore.

Il che è veramentegran cosa in un mondo come quello che stiamo vivendo.

Di Claudio Bottinelli

19 maggio 2002

 

http://ricerca.gelocal.it/iltirreno/archivio/iltirreno/2002/05/19/LAG01.html

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