Omicidio stradale: l’idea divide Reggio
Favorevole l’Associazione familiari e vittime che incontrerà il Ministro, contrari i penalisti che puntano sulla prevenzione
REGGIO EMILIA
Favorevoli o scettici. Così si divide – anche a Reggio – il fronte delle reazioni sulla proposta del ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, d’introdurre il reato di omicidio stradale, portando la riforma in consiglio dei ministri entro gennaio.
AVANTI COSI’. L’iniziativa del Guardasigilli incassa l’apprezzamento di Carla Mariani Portioli che, a nome dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada (Aifvs), entra nel merito della “sterzata” annunciata dalla Cancellieri, in attesa di partecipare, entro il mese, all’incontro programmatico a Roma già annunciatole dal Ministero. «Da anni sosteniamo che si deve arrivare alla riforma del codice penale – spiega la mamma-coraggio luzzarese che dalla morte del figlio avvenuta nel 1997 in seguito ad un tragico incidente stradale, ha trovato la forza per battersi su queste delicate tematiche – introducendo una fattispecie normativa che regoli il reato di omicidio stradale. Siamo convinti che è necessario fornire ai giudici uno strumento che renda certa la pena nei confronti di chi commette quelli che, in taluni casi, sono dei veri e propri omicidi. Come purtroppo abbiamo visto troppe volte anche nel Reggiano, certe condotte di guida causano sulle strade fra le più terribili tragedie: è il caso di chi provoca incidenti dopo essersi messo al volante sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o con un tasso alcolemico superiore al limite consentito dalla legge». Ma oltre al sostegno dell’iniziativa ministeriale, c’è anche un po’ d’amarezza per quello che l’esponente dell’Aifvs non ha visto in sedici anni di battaglie per assicurare maggiore sicurezza lungo le strade: «Manca la vera prevenzione – rimarca – perché bisognerebbe intervenire sui prezzi dell’alcol come ci richiede da anni l’Unione europea, per abbassare i consumi, invece tutto è bloccato in Parlamento dalle lobby». E Mariani Portioli va anche al di là di quello che viene definito “ergastolo della patente”, allo studio per chi causa incidenti mortali sotto l’effetto di alcol o droga: «Sono d’accordo, ma occorre che si sappia pubblicamente chi perde la patente, per poterli segnalare nel caso si mettano ugualmente al volante».
PENALISTI CONTRARI. «I nuovi reati si introducono quando c’è un’esigenza vera, non sulla spinta emotiva della cronaca». Le Camere Penali bocciano senza mezzi termini la “mossa” della Cancellieri, come illustra – anche a Reggio – il presidente provinciale, cioè l’avvocato Noris Bucchi: «A parte che le statistiche dicono come gli omicidi colposi sulle strade siano in calo da anni, non c’è bisogno di legiferare perché l’attuale normativa prevede pene già particolarmente severe con due aggravanti pesanti come l’uso di alcol o droga da parte del guidatore e si può arrivare sino a 15 anni di reclusione nel caso di omicidi colposi plurimi. Per non parlare dell’applicazione della severa normativa legata all’omicidio volontario con dolo eventuale per fatti particolarmente gravi come è accaduto a Roma: la tragedia causata da un automobilista che guidava ubriaco ed ha affrontato ad alta velocità un semaforo rosso. E che misure più severe non servano granché a contrastrare i reati lo dimostra, per esempio, l’inasprimento relativo all’omissione di soccorso: ebbene, da quando c’è stato il giro di vite i casi di omissione di soccorso sono triplicati… Insomma – conclude l’avvocato penalista – la tecnica di fare leggi ogni volta che si registra un fatto grave sta portando al fallimento del sistema penale. Bisogna, invece, meditare bene sui problemi, intervenendo sulla prevenzione, sull’educazione stradale».