Gabriele TORSELLO ( AIFVS Bologna ) intervistato da Erika Bertossi di BOLOGNATODAY / 20.10.2015
Familiari vittime della strada: “Noi aspettiamo ancora l’omicidio stradale”
Le difficoltà per l’associazione e la paura di affrontare l’argomento: “Il rifiuto legato ad una qualche scaramanzia. Come se non parlandone, gli incidenti ed i morti sulle strade diminuissero…”
Gabriele Torsello è il referente di Bologna dell’Associazione Italiana Familiari Vittime della Strada, la Onlus che da anni fa prevenzione, aiuta anche dal punto legale le famiglie che hanno vissuto una tragedia come quella della morte di un caro sulla strada e si batte per il riconoscimento del reato di omicidio stradale.
Dopo alcuni gravi incidenti sulle strade del territorio bolognese (le due donne travolte a Zola Predosa, altri due morti a Granarolo e la ragazza che stava attraversando sulle strisce in via dell’Industria) e la dichiarazione dell’Assessore Colombo sull’impegno dell’Amministrazione nel rendere più sicure le nostre strade, abbiamo affrontato la questione con una persona che conosce fin troppo bene l’argomento e che da circa tre anni è il punto di riferimento della nostra provincia per l’AIFVS.
QUANDO AVREMO L’OMIDICIO STRADALE?
“Come AIFVS cerchiamo di fare informazione sulla prevenzione, dare assistenza legale alle vittime ed ai loro familiari e, attraverso le azioni della sede centrale, sottoporre con insistenza al Governo la questione del riconoscimento dell’omicidio stradale come reato.
Rispetto alle altre associazioni (quella sulla ricerca e l’assistenza ai malati di cancro, per esempio) troviamo resistenza da parte della gente: si innesca un meccanismo che potremmo definire scaramantico e per il quale le persone ci percepiscono come ‘fastidiosi’, mettendosi spesso dalla parte di chi al volante sbaglia (anche se ha assunto alcol o droga) e difendendo appunto il ‘diritto’ di distrarsi, commettere degli errori anche se costano la vita ad altri”.
E così gli associati non crescono, le famiglie di molte vittime della strada preferiscono non parlarne.
LE ATTIVITÀ NELLE SCUOLE.
“Quello che facciamo con successo e sempre al fianco della Polizia Stradale e della Polizia Municipale – spiega Torsello – è l’attività di prevenzione nelle scuole: l’autorevolezza della divisa aiuta i bambini a comprendere meglio e non sottovalutare il problema. Ci appelliamo ai genitori dei ragazzi fra i 10 e i 25 anni affinché comincino subito (quando si impara ad andare in bicicletta, per intenderci) ad insegnare loro le regole ed i rischi delle strade. In Italia c’è meno sensibilizzazione rispetto ad altri Paesi europei”.
Fra i progetti vincenti, le proiezioni del film del bolognese Matteo Vicino, che, con il suo “Young Europe”, è riuscito a parlare di un problema così ‘poco cinematografico’ in modo straordinario.
UN APPUNTAMENTO IMPORTANTE A BOLOGNA.
Torsello ricorda inoltre che la terza domenica di novembre, come ogni anno, presso la chiesa Corpus Domini (Fossolo) si terrà la messa per la Giornata Mondiale per le Vittime della Strada.
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