I varois uccisi in Italia nel 2011: la condanna del pirata della strada annullata. / Traduzione di Claudio Martino ( AIFVS – onlus ) / 13.03.2015
La Corte di Cassazione di Roma ha giudicato fondato, mercoledì 11 marzo 2015, il ricorso del pirata della strada albanese Ilir BETI.
Era stato condannato a ventun anni di prigione per omicidio volontario. Verrà svolto un nuovo processo.
La Corte di Cassazione romana merita in pieno il soprannome attribuitole dagli italiani: Palazzaccio, letteralmente “cattivo palazzo”, avendovi avuto luogo spesso delle ingiustizie, secondo il popolo.
Mercoledì sera, nella capitale italiana, poco prima delle 21 e subito dopo il ritorno nel Var delle famiglie e dei congiunti di Audrey, Elsa, Julien et Vincent, la Corte di Cassazione della capitale italiana ha dichiarato condivisibile il ricorso di Ilir BETI e del suo avvocato Franco Coppi (difensore anche di Silvio Berlusconi).
Ed ha annullato la sua condanna a 21 anni e 6 mesi di carcere.
Eppure, l’imprenditore albanese era stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario per aver provocato la morte di questi quattro amici d’infanzia di Bandol e di Sanary su un’autostrada italiana nell’agosto del 2011: era stato condannato, una prima volta davanti al tribunale di Alessandria ed una seconda volta davanti alla corte d’appello di Torino.
Eppure, le famiglie ed i congiunti delle vittime del Var potevano legittimamente ritenersi ottimisti al termine della giornata di mercoledì.
Hanno avuto il beneficio di una impressionante mobilitazione, nel corso della giornata, trascorsa davanti alla Corte di Cassazione romana.
Assolutamente “fiduciosi”
Erano stati raggiunti da non meno di dieci rappresentanti di associazioni italiane di vittime della strada.
Oltre a Roberto ROCCHI (ASAPS), Claudio MARTINO (AIFVS-onlus) ed Alfredo GIORDANI (#Vivinstrada), già al loro fianco martedì, erano presenti Lucilla BARBASINI e Filippo AVENI BANCO (Angeli sull’asfalto-AGUVS), Michele CITARELLA (L’Italia Vera), Francesca PAGANO (Matteo la Nasa), Bruno PIETROBONO (Marco Pietrobono onlus), Giuseppe BRUNO (Vittime della strada A16-uniti per la vita), Giuseppe GRIECO (Associazione mamme coraggio e vittime della strada).
E, ultimo ma non meno importante, Domenico MUSICCO, presidente di un’associazione (AVISL), ma anche e soprattutto avvocato, il cui cavallo di battaglia è il riconoscimento dell’omicidio volontario stradale.
Quest’ultimo si era mostrato assolutamente “fiducioso”: “dovrebbero aver commesso un errore fondamentale per indurre la Cassazione a non confermare i giudizi di primo e di secondo grado… ed io non ne vedo alcuno”.
Un vero colpo di clava
I Varois godevano inoltre di un altro sostegno, e che sostegno, il presidente della Corte di Cassazione di Roma in persona: Giorgio SANTACROCE si era, in effetti, “espresso contro il ricorso di Ilir BETI”, aveva ricordato Roberto Rocchi (in realtà Rocchi – io ero presente quando l’ha detto – si riferiva al parere espresso da Santacroce contro la scarcerazione di Ilir Beti, ndt).
Senza dimenticare la presenza, oserei dire onnipresenza, di Elisabeth Tesson: dopo aver ricevuto i suoi compatrioti il giorno prima, la console francese a Roma non si è limitata ad inviare Christine Louise, responsabile del servizio sociale del Consolato, ad assistere a questa udienza a porte chiuse… Ha voluto andarci di persona. “Le discussioni si sono incentrate sull’intenzione di uccidere, sul carattere colposo con la volontà di uccidere. E la Corte di Cassazione ha seguito il ricorso sul carattere volontario”, ha ella dichiarato. “È la triste realtà, ma la condanna di Ilir BETI è stata annullata ed egli sarà giudicato di nuovo su fatti riclassificati” come omicidio involontario…
“Siamo tutti scioccati, si sfoga Yves Reynard, padre di Audrey. Nessuno si aspettava una simile batosta, un vero colpo di clava. Ma non ci arrenderemo”.